Il filosofo di campagna, libretto, Bruxelles, Boucherie, 1766

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera di don Tritemio.
 
 LESBINA e DON TRITEMIO; poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 LESBINA
 Signor, è un cavaliero
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria. (Parte)
 DON TRITEMIO
250Vengano. (Col notaro?
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 Se denaro vorrà, gliene darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
255Ma che vedo? È colui
 che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
260replicarvi l'incommodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
265titoli, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco signore
 l'istrumento rogato
 d'un ricco marchesato;
 ecco l'albero suo, da cui si vede
270che per retto cammino
 vien l'origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
275come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 monstrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di comprede, di censi, di livelli,
280questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’instrumenti antichi)
 
 Aria
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
285Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea.
 Emit etcaetera.
 
290   Case e casoni,
 giurisdizzioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
295cum etcaetera. (Parte)
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notario a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
300per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
 Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
305mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l'accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità
 v'è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola.
 RINALDO
310D'Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Parlarò alla figliuola.
 S'ella non fosse in caso,
315del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
 Sì, parlatele pur, contento io sono,
 se da lei son escluso, io vi perdono.
 DON TRITEMIO
 Bravo, un uom di ragion si loda e stima.
 S'ella non puote, amici come prima.
 
320   Io son di tutti amico,
 son vostro servitor.
 Un uomo di buon cor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
325verrà ma dubito,
 sconvolta trovisi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile
 pel vostro merito,
330che per i titoli,
 per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è.
 
 SCENA III
 
 RINALDO, DON TRITEMIO e LESBINA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
335di sua man, del suo cor certo son io.
 LESBINA
 Signor padron, voi siete domandato.
 RINALDO
 (Ci mancava costei).
 DON TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 DON TRITEMIO
 Senta signor! Del genero un famiglio
340favellarmi desia,
 onde vossignoria,
 se altra cosa non ha da commandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì, me n'anderò ma giuro ai numi,
345vendicarmi saprò. Destin crudele!
 Anche contro di te sarò fedele.
 
    Perfida figlia ingrata,
 padre spietato indegno
 non so frenar lo sdegno,
350l'alma si struge irata.
 Empio crudel audace
 pace per me non v'è.
 
 SCENA IV
 
 Detti
 
 LESBINA
 (Obligata da ver del complimento).
 DON TRITEMIO
 (Ho un tantin di paura).
355Orsù, della mia figlia
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire;
 poi la discorrerem. S'ha da finire. (In atto di partire)
 LESBINA
 Sì signor, dite bene.
 DON TRITEMIO
                                        Si sì fraschetta,
360tu alimentasti dell'amante il foco.
 Vado, ritorno. Parlerem fra poco.
 LESBINA
 
    Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
365sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete;
 voi m'intendete,
 questo mio core
 si scoprirà.
 
370   Anche l'agnella,
 la tortorella
 il suo compagno
 cercando va.
 
 SCENA V
 
 Campagna.
 
 NARDO sonando il chitarrinno, cantando, e poi RINALDO
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così,
375quel che tu vuoi farò.
 Io m'accompagnerò
 in pace e sanità
 ma la mia libertà
 perciò non perderò.
380Penare, signor no.
 Soffrir, gridare, oibò!
 
    Voglio cantare,
 voglio sonare,
 voglio godere
385fin che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi, è ver che voi
390aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore l'ho avuta;
 la ragazza ho veduta,
 mi piace il viso bello
395e le ho dato stamane ancor l'anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so...
 RINALDO
                             Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagattelle, signor! E su qual banco
400investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagator son io.
 NARDO
 Buono, si può sapere
 almen per cortesia
 perché vossignoria
405con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
 Perché di don Tritemio
 amo anch'io la figliuola,
 perché fu da lei stessa
410data la sua promessa a me di sposo;
 perché le siete voi troppo odioso.
 NARDO
 Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposare il lor malanno.
415Se la figlia vi vuol, vi prenda pure,
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso.
 So anch'io colla ragion vincere il senso.
 Vi ringrazio d'avermi
 avvisato per tempo.
420Ve la cedo, signor, per parte mia,
 che già di donne non v'è carestia.
 RINALDO
 Ragionevole siete,
 giustamente dal popolo stimato;
 filosofo chiamato con ragione,
425superando sì presto la passione.
 Voi l'avete ceduta. A don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com'è
 e se contrasta, avrà da far con me. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
430se a costo d'una lite,
 se a costo di temere anco la morte
 procurar mi volessi una consorte.
 Amo la vita assai;
 fuggo, se posso, i guai,
435bramo sempre la pace in casa mia
 e non intendo altra filosofia.
 LESBINA
 Sposo, ben obligata.
 M'avete regalata.
 Anch'io, quando potrò,
440qualche cosetta vi regalerò.
 NARDO
 No no, figliuola cara,
 dispensatevi pur da tal finezza.
 Quand'ho un poco di bene, mi consolo;
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
445Che dite? Io non v'intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque mi spiegherò.
 Siete impegnata, il so, con altro amico
 e a me di voi non me n'importa un fico.
 LESBINA
 V'ingannate, lo giuro, e chi è codesto
450con cui di me si crede
 impegnata la fede?
 NARDO
                                      È un forastiero
 che mi par cavaliero,
 giovane, risoluto, ardito e caldo.
 LESBINA
 (Ora intendo il mister. Sarà Rinaldo).
455Credetemi, v'ingannate,
 vostra sono, il sarò, ve l'assicuro,
 a tutti i numi il giuro.
 Non ho ad alcuno l'amor mio promesso.
 Son ragazza e ad amar principio adesso.
 NARDO
460S'ella fosse così...
 LESBINA
                                  Così è purtroppo.
 Ma voi siete pentito
 d'essere mio marito,
 qualch'altra donna amate
 e per questo, crudel, mi discacciate.
 NARDO
465No, ben mio, no carina;
 siete la mia sposina e se colui
 o s'inganna o m'inganna o fu ingannato,
 dell'inganno sarà disinganato.
 LESBINA
 Dunque mi amate?
 NARDO
                                       Sì, v'amo di cuore.
 LESBINA
470Siete l'idolo mio.
 NARDO
                                  Siete il mio amore.
 
    Se non è nata nobile,
 che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è;
475il primo è l'onestà,
 secondo è la beltà;
 il terzo è la creanza;
 il quarto è l'abondanza;
 il quinto è la virtù;
480ma non si usa più.
 
    Servetta graziosa
 sarai la mia sposa,
 sarai la vezzosa
 padrona di me. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Camera in casa di Tritemio.
 
 LESBINA, poi NARDO e CAPOCCHIO notaro, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
485Oh se sapessi il modo
 di burlare il padron, far lo vorrei,
 basta; m'ingegnerò;
 tutto quel che so far tutto farò.
 NARDO
 Lesbina, eccosi qui; se don Tritemio
490ci ha mandati a chiamar perch'io vi sposi,
 lo farò volontier; ma non vorrei
 che vi nascesse qualche parapiglia,
 qualche imbroglio novel tra serva e figlia.
 LESBINA
 La cosa è accommodata,
495la figliuola sposata
 sarà col cavalier che voi sapete
 ed io vostra sarò, se mi volete.
 NARDO
 Don Tritemio dov'è?
 LESBINA
                                         Verrà a momenti.
 Signor notaro intanto
500prepari bello e fatto
 per un paio di nozze il suo contratto.
 CAPOCCHIO
 Come? Un contratto solo
 per doppie nozze? Oibò!
 Due contratti farò, se piace a lei,
505che non vuo' dimezzar gli utili miei.
 LESBINA
 Ma facendone un solo
 fate più presto, avete doppia paga.
 CAPOCCHIO
 Quando è così, questa ragion m'appaga.
 NARDO
 Mi piace questa gente,
510della ragione amica,
 ch'ama il guadagno ed odia la fatica.
 LESBINA
 Presto dunque, signore,
 finché viene il padrone
 a scriver principiate.
 CAPOCCHIO
515Bene, principierò;
 ma che ho da far?
 LESBINA
                                    Scrivete, io detterò.
 CAPOCCHIO
 
    In questo giorno, etcaetera,
 dell'anno mille, etcaetera,
 promettono, si sposano...
520I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi.
 (Oimè viene il padron).
 
 DON TRITEMIO
 Eh Lesbina eh!
 LESBINA
                               Signore.
 DON TRITEMIO
 Eugenia non ritrovo.
525Sai tu dov'ella sia?
 LESBINA
                                     No certamente.
 DON TRITEMIO
 Tornerò a ricercarla immantinente.
 Aspettate un momento
 signor notaro.
 LESBINA
                             Intanto
 lo faccio principiare. Io detto, ei scrive.
 DON TRITEMIO
530Benissimo.
 NARDO
                        La sposa
 non è Lesbina? (A don Tritemio)
 LESBINA
                                Certo;
 le spose sono due.
 Una Eugenia si chiama, una Lesbina.
 Con una scritturina
535due matrimoni si faranno, io spero.
 Non è vero padrone?
 DON TRITEMIO
                                         È vero. (Parte)
 LESBINA
 Presto signor notaro seguitate.
 NARDO
 Terminiamo l'affar.
 CAPOCCHIO
                                       Scrivo, dettate.
 
    In questo giorno, etcaetera.
540Dell'anno mille, etcaetera.
 Promettono... si sposano...
 I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi:
 Eugenia con Rinaldo
545dei conti di Pancaldo.
 
 NARDO
 
 Dei Trottoli Lesbina
 con Nardo Ricottina.
 
 CAPOCCHIO
 
 Promettono... si sposano...
 La dote qual sarà?
 
 LESBINA
 
550   La dote della figlia
 saranno mille scudi.
 
 CAPOCCHIO
 
 Eugenia mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 
 NARDO
 
 La serva quanto avrà?
 
 LESBINA
 
555Scrivete; della serva
 la dote eccola qua;
 
    due mani assai leste
 che tutto san far.
 
 NARDO
 
 Scrivete. Duemila
560si puon calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto,
 un animo onesto.
 
 NARDO
 
 Scrivete; seimila
 lo voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
565   Scrivete; una lingua
 che sa ben parlar.
 
 NARDO
 
 Fermate; cassate;
 tremila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
570   Duemila, seimila,
 battuti tremila,
 saran cinquemila;
 ma dite di che?...
 
 LESBINA, NARDO A DUE
 
 Contenti ed affetti,
575diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo vede,
 ciascuno lo credea
 che dote di quella
 più bella non v'è!
 
 DON TRITEMIO
 
580   Corpo di satanasso!
 Cieli son desperato
 ah! M'hanno assassinato.
 Arde di sdegno il cor.
 
 LESBINA, NARDO A DUE
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
585Senta, senta mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Dove la figlia è andata?
 Dove me l'han portata?
 Empio Rinaldo indegno,
 perfido rapitor.
 
 CAPOCCHIO
 
590   Senta senta mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
 Sospendete. Non sapete?
 Me l'ha fatta il traditor.
 
 LESBINA
 
    Dov'è Eugenia?
 
 DON TRITEMIO
 
                                   Non lo so.
 
 NARDO
 
 Se n'è ita?
 
 DON TRITEMIO
 
                       Se n'andò.
 
 CAPOCCHIO
 
595Due contratti?
 
 DON TRITEMIO
 
                              Signor no.
 
 CAPOCCHIO
 
    Casso Eugenia cum etcaetera
 non sapendosi, etcaetera,
 se sia andata o no etcaetera.
 
 TUTTI
 
    Oh che caso! Oh che avventura!
600Si sospenda la scrittura!
 Che dappoi si finirà.
 
    Se la figlia fu involata,
 a quest'ora è maritata
 e presente la servente
605quest'ancor si sposerà.
 
 Fine dell’atto secondo